Descrizione:
Questo libro nasce da due interrogativi:
- dall'intuizione della presenza di una qualità del nostro inconscio, che può essere chiamato mafiosità, con ciò portare al livello di un discorso sulla psiche collettiva questo concetto.
- Il secondo è: se questa 'mafiosità' ci confina in una qualche prigione collettiva, che ci riguarda anche personalmente, e quindi se è un nodo individuale e sociale, quale è la strada per fare incontrare da un punto di vista trasformativo le due dimensioni?
Cercando di mettere a punto una risposta agli interrogativi sopra esposti l'Autrice, indagando su documenti e storie di mafia, si imbatte nella storia di Rita Atria, e la legge come metafora del percorso psicoanalitico; toccando i temi che caratterizzano il mondo simbolico, il concetto di complesso edipico, la grande madre archetipica.
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