Descrizione:
La materia della poesia di Diego De Lucca è di una immediata e assoluta im-
plicazione esistenziale. Nella situazione normale e corrente della vita quoti-
diana, alla minaccia del confuso stato di coscienza e ai residui della pellicola
retorica che avvolge i rapporti umani, il poeta oppone improvvisi quadri e ta-
gli del reale che, nella loro pertinenza contingente, non rinunciano però mai
ai riferimenti superiori ed universali. Il flusso della vita così, nello spettro del-
la personale esperienza, si impone attraverso la vocazione letteraria produ-
cendo nella poesia un originale effetto ondulatorio tra i poli opposti del lessi-
co della cronaca e dell’andamento musicale della lirica.
Questo libro è un taccuino esemplare degli appunti e delle annotazioni, un al-
bum della memoria critica, un almanacco della propria condizione che si al-
larga per reazione uguale e contraria ai dati universali. È il “diario” delle pa-
gine privilegiate, trascelte a comporre (e a verificare, a interrogare, a mettere
sotto esame) il senso di una vicenda e di una vita e a disegnare, a metà tra il
consapevole e l’involontario, il ritratto dell’autore. Un ritratto affettuoso e ar-
rabbiato, serio e scherzoso, drammatico e comico insieme. Emerge, dal filo in
fuga di questi versi, una considerazione disincantata (eppure tenera) della vi-
ta e dei suoi mestieri, oggetti, luoghi, incontri, abitudini, convenzioni. Si ri-
compone una dispersa storia domestica, di relazioni e vicende sentimentali, di
pratiche, mansioni e ruoli. Per riconoscersi e per negarsi, in una rappresenta-
zione ricchissima di sfumature (di allusioni e di ammicchi, oltre l’apparente
catalogo-accumulo degli oggetti), in cui si insegue (o si inventa?) un’identità ,
al rincorrersi delle immagini. Attraverso una forma di elegia in cui tutto, an-
che i riferimenti alla natura e alle stagioni, è emblematico della condizione in-
teriore. Con la cifra inconfondibile di una particolarissima presenza della me-
moria, in queste poesie recuperata dal trascorso e fatta rivivere oltre il pre-
sente in una prospettiva del futuro, come realtà sempre e soltanto in fieri.
Paolo Ruffilli
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