Descrizione:
Tredici anni di parole si riuniscono in una silloge votata alla riflessione e al sentimento. Parole nate ?quando vogliono e come vogliono? appuntate su quaderni, taccuini, diari, scontrini fiscali: un percorso di vita che si trasforma in viaggio nel momento stesso in cui si osserva all?indietro, per capire che cosa eravamo e che cosa siamo diventati, e che cosa ne è stato del mondo.
L?occidente è il luogo del tramonto, della morte della luce e della nostra cultura. La sensazione odierna è infatti quella di un progressivo degrado dei valori della cosiddetta civiltà occidentale, acuito da una crisi economica che sembra destinata a non finire. Il Poeta diviene allora testimone della decadenza e il suo canto si fa malinconico, talvolta struggente e amareggiato, ma la parola ha ancora il dovere di lottare e ricostruire un possibile futuro. Senza vestire i panni del profeta, Stefano Santini tratteggia il presente con le tinte calde dell?ultima ora del giorno, espandendo la metafora all?amore, al lavoro, alla società, e rivendicando il diritto al sogno e alla speranza.
Se la fine è vicina, non dobbiamo comunque avere paura. L?Uomo rinascerà, come la storia insegna, semplicemente, magari scrivendo poesie, come un viandante tra le foglie d?autunno che già osserva i segni della prossima primavera.
Stefano Santini è nato nel 1971, nella bella Viareggio. Laureato in Filosofia, è sposato e ha un figlio. Insegna Lettere nella scuola secondaria di primo grado. Adora il suo lavoro che ritiene ricco di stimoli e di soddisfazioni. Fa parte della giuria tecnica del Premio Letterario Massarosa.
Nel 2006 ha pubblicato la silloge di poesie "Grido muto" (Edizioni Il Molo). Ama suonare la chitarra e fare jogging. Si ritiene un narcisista timido e quindi una personalità ossimorica di non facile interpretabilità? nemmeno per se stesso. |