Descrizione:
Michela Zanarella, poetessa di origine veneta ma da anni attiva nella Capitale, torna con una nuova e interessante silloge di poesie. Dopo Sensualità, edita da Sangel Edizioni, in cui la Zanarella intendeva dipingere una femminilità calda, accogliente e sensuale, arriva Meditazioni al femminile, che il noto poeta napoletano Luciano Somma non ha mancato di avvicinare alla poetica della Merini. Ritengo che paragoni di questa natura sono sempre azzardati e pericolosi ma cè di sicuro nella poesia della Zanarella una predisposizione ad affrontare temi, soggetti e ambiti che furono particolarmente cari alla grande poetessa milanese.
La parola meditazioni nel titolo del libro può far pensare che quello che ci apprestiamo a leggere sia una sorta di prosa ragionata, una scrittura attenta, frutto di ricerca e di sperimentazione. In realtà è tuttaltro. Le meditazioni che la Zanarella fa nel corso di questo libro sono di carattere intimistico, profondo, personale; hanno la volontà di riferirsi alla donna in quanto tale, al suo rapportarsi con il mondo e, soprattutto, con laltro sesso. Si respira sfogliando le pagine una sensibilità che abbiamo già conosciuto con Sensualità anche se, per certi versi, si individua qui una certa maturità, non espressiva, ma tematica. Il percorso che la Zanarella ci fa fare coinvolge le varie sfere sensoriali e si appella in maniera pacata al lettore affinché questo le impieghi nella lettura, per poterne condividere a pieno lespressività.
La poesia della Zanarella parte spesso dalla descrizione fulminea e al tempo stesso vivida di elementi naturali, il mare, il sole, i fiori che, piuttosto che darle unimpronta modernista, servono per istituire una serie di parallelismi con la vita delluomo. La poetessa esplica lamore per il suo uomo ricorrendo direttamente ad appelli ed esortazioni in cui la dea Madre, è espressione a sua volta di quella forza impetuosa, continua e rigenerante. E una ricerca questa che non conosce limiti e che consente alla poetessa di sognare a occhi aperti e desiderare anche limpossibile: «voglio esplodere di te/ e sapere il sapore/ del mare» scrive nella lirica che apre la raccolta. Ma in fondo sappiamo bene che in poesia nulla è impossibile e così, con questa prospettiva dobbiamo leggere le poesie della Zanarella che traboccano di gemiti, respiri che si incontrano, morsi damore, sguardi, baci e momenti daffetto.
Come avevo avuto modo di osservare nella recensione di Sensualità, nella poetica della Zanarella, le parole si impersonificano: lamore sembra essere una sorta di divinità onnipresente che tutto può; il Destino viene invocato come una sorta di protettore o altre volte come unentità capace di volgere le cose come le desideriamo. «[C]onsumeremo il cielo/ gocciolando innamorati sui marciapiedi/ del destino» scrive nella lirica Insieme oltre, la più bella dellintera raccolta. Nella silloge ci sono, inoltre, poesie ispirate e dirette a persone care della Zanarella così come alla sua città dorigine, Padova, citata direttamente in varie liriche. Bellissimo lomaggio a Pasolini: «Tradito come un autunno / in maledizione / è stato il tuo canto di verità. / Non si accorsero che assassinando / un guscio secolare di saggezza / estirpavano fiore universale di poesia» e curioso il ricordo del pontefice Giovanni Paolo II.
E la natura che ritorna di continuo, quasi a descrivere una sorta di leitmotiv dellintera silloge, «mi allaccio al vento, mi abbandono al fuoco» scrive in Mi incateno alle origini. Meditazioni al femminile è una riuscita celebrazione dellamore fisico e dalla sua realizzazione a livello inconscio, dellerotismo, della voglia di amare e farsi amare, della ricerca di un senso alla vita. E un incrocio continuo di due divinità importanti: Gea ed Eros. Si uniscono, dialogano tra loro, a volte addirittura si eguagliano divenendo una divinità unica. Ed è forse nella chiusa della poesia Fango e radici che ci capacitiamo di come la Zanarella riesca a fondere i due elementi, quello della natura incontaminata e quello della natura umana: «Ci incontriamo nel petto della stessa terra, / fango e radici / per un nuovo germoglio».
a cura di Lorenzo Spurio |